domenica 6 ottobre 2013
Sono rimasta in albergo come d'accordo, aspetterò qualche ora prima di tornare a casa e la cosa non mi dispiace.
Non c'e' un muscolo che non si lamenti, anche se percepisco ancora la languida soddisfazione che ogni incontro con lui mi lascia.
Osservo la luce pallida entrare dalla finestra schermata, che forma strani giochi sulla parete.
Ripenso agli ultimi mesi, a tutto quello che è successo.
Sono guarita a quanto pare, posso mentire. L'ho già fatto? No. E' divertente non averlo ancora fatto, è come se dimostrassi ogni giorno che passa che in fondo non c'e' davvero bisogno di mentire.
Ma non credo sia qualcosa di molto importante.
Il mondo, il Verse è di nuovo in guerra. Su qualche pianeta, in qualche angolo dello spazio la gente sta morendo.
Non nemici.Persone collegate ad altre persone, collegate ad altre persone.
Persone che hanno amici, colleghi, famiglie e cani.
Che scivolano sul ghiaccio e ridono, che si ubriacano e cantano canzoni stupide.
Coco, Viky, Sophia, Saren, Moloko, Jack Rooster, Wright, Andrè.
Io che sono diventata Vice Ceo, Omi che è andata sullo skyplex e ne è tornata salva. Bill Blackbourne che ne è rimasto deluso. Perchè mi spiace?
E' normale pensare di essere diversi, è il sogno di chiunque esserlo, per distinguersi, per essere certi che se sparissimo, qualcuno si ricorderebbe di noi, per lasciare un segno.
Io vorrei essere come tutti invece. Amare ed odiare con la stessa passione. Provare invidia, rancore.
E' frustrante considerare ogni persona importante. Apprezzarla per pochi gesti, per un sorriso, una gentilezza.
Non odiare quanto si dovrebbe, è frustrante.
Rendersi conto di quanto si deludano gli altri, le persone che ci amano, perchè non si riesce a essere..normali.
Perchè alla fine è la normalità quella a cui le persone aspirano, che trovano tranquillizzante.
Mi alzo dal letto e raccolgo gli abiti sparsi per la stanza, controllo allo specchio se ho qualche segno addosso, ma tutti quelli che trovo sono ben nascosti.Sorrido alla persona che vedo nello specchio e in fondo mi rendo conto che qualche menzogna la dico anche io. Non ho bisogno di parole per mentire. Mento ogni volta che non gli dico che lo amo, mento ogni volta che lo guardo come se fosse un collega, mento ogni volta che lascio tra lui e me la distanza che ci deve essere tra un vice ceo e un tecnico.Mento ogni volta che non gli sorrido come vorrei fare.
Mento quando guardo le stelle e fingo di non soffrire per quella gente che muore.
E mento quando mi dico che vorrei essere normale.
Non vorrei essere normale.
Vorrei che lo fossero gli altri.
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