domenica 10 novembre 2013
E' bello camminare per casa, quando è notte e tutti dormono.
E' una particolare condizione di beatitudine, l'essere svegli mentre tutti dormono, è come vivere sul confine tra due mondi.
Attraverso la casa di quando ero bambina, per uscire in giardino, i piedi nudi solleticati dall'erba che non cresce mai, per qualche secondo penso che sarebbe utile su alcuni pianeti, ma è un pensiero che nasce, muore, non lascia alcuno strascico dietro di sè.
Bernardo si è addormentato alla fine, cullato dalla chimica delle pillole che prende, una dopo l'altra come fossero caramelle. Cullato dai suoi demoni.
E' difficile non essere abbastanza. Mai abbastanza.
Mai abbastanza per fare qualcuno felice.
Mai abbastanza per impedire a qualcuno di morire.
Non sono abbastanza vita per Bernardo.
Non sono stata abbastanza sorella per Omi.
Non sono abbastanza amica per Saren.
Non sono abbastanza perchè non sono sincera.
Perchè dovrei esserlo, dovrei dire a ciascuno la verità.
Dovrei smettere di osservarli cadere.
Ma non posso fare altro perchè anche io sto cadendo.
Tutti stiamo cadendo.
E alla fine ricordo che esiste una legge psicologica inesorabile: nessuno può far soffrire nessuno.
Ognuno di noi è responsabile della propria sofferenza.
Attribuirla ad altri è voler tornare bambini che non vogliono affrontare le responsabilità.
Così mi siedo, e li lascerò andare e cadere, perchè per quanti sforzi io faccia, non posso vivere la loro vita. Posso solo vivere la mia.
Qualcuno mi sta osservando mentre cado?
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