lunedì 16 dicembre 2013
Un giorno apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso si mise a guardare la farfalla che, per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco era sempre della stessa dimensione.
Sembrava che la farfalla avesse fatto tutto quello che poteva e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: con un temperino aprì il bozzolo.
La farfalla uscì immediatamente.
Però il suo corpo era piccolo e rattrappito, le sue ali poco sviluppate si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perchè sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero, fossero capaci di sostenere il corpo e cominciasse a volare.
Non successe nulla. La farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con il corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.
Non fu mai capace di volare.
Quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare, non ha capito che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinchè la farfalla trasmettesse il fluido del suo corpo alle ali, per far sì che potesse volare.
Era la forma con cui la natura la faceva crescere e sviluppare.
A volte, lo sforzo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
Se l'universo ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo, saremmo limitati.
Non potremmo essere così forti come siamo. Non potremmo mai volare.
domenica 1 dicembre 2013
E' successo di nuovo.
E io devo andare avanti, anche se ad ogni passo la carne mi cade dal corpo.
Da qualche parte alle mie spalle ho lasciato il cuore.
Le persone mi guardano negli occhi, comprensive e non capiscono.
Dicono che prima o poi il dolore passerà. L'hanno detto la prima volta e ora lo diranno di nuovo.
Qualcuno un giorno mi ha detto che tutte le ferite, che si voglia o meno, guariscono.
So che non è vero. Guariscono solo se tu glielo permetti.
Quel dolore costante, rappresenta la mia ferita e il fatto che continuassi a sentirlo vivido e presente,
significa che voglio mantenerla aperta.
Non permetterò al tempo di vincere sul nostro amore.
domenica 10 novembre 2013
E' bello camminare per casa, quando è notte e tutti dormono.
E' una particolare condizione di beatitudine, l'essere svegli mentre tutti dormono, è come vivere sul confine tra due mondi.
Attraverso la casa di quando ero bambina, per uscire in giardino, i piedi nudi solleticati dall'erba che non cresce mai, per qualche secondo penso che sarebbe utile su alcuni pianeti, ma è un pensiero che nasce, muore, non lascia alcuno strascico dietro di sè.
Bernardo si è addormentato alla fine, cullato dalla chimica delle pillole che prende, una dopo l'altra come fossero caramelle. Cullato dai suoi demoni.
E' difficile non essere abbastanza. Mai abbastanza.
Mai abbastanza per fare qualcuno felice.
Mai abbastanza per impedire a qualcuno di morire.
Non sono abbastanza vita per Bernardo.
Non sono stata abbastanza sorella per Omi.
Non sono abbastanza amica per Saren.
Non sono abbastanza perchè non sono sincera.
Perchè dovrei esserlo, dovrei dire a ciascuno la verità.
Dovrei smettere di osservarli cadere.
Ma non posso fare altro perchè anche io sto cadendo.
Tutti stiamo cadendo.
E alla fine ricordo che esiste una legge psicologica inesorabile: nessuno può far soffrire nessuno.
Ognuno di noi è responsabile della propria sofferenza.
Attribuirla ad altri è voler tornare bambini che non vogliono affrontare le responsabilità.
Così mi siedo, e li lascerò andare e cadere, perchè per quanti sforzi io faccia, non posso vivere la loro vita. Posso solo vivere la mia.
Qualcuno mi sta osservando mentre cado?
domenica 6 ottobre 2013
Sono rimasta in albergo come d'accordo, aspetterò qualche ora prima di tornare a casa e la cosa non mi dispiace.
Non c'e' un muscolo che non si lamenti, anche se percepisco ancora la languida soddisfazione che ogni incontro con lui mi lascia.
Osservo la luce pallida entrare dalla finestra schermata, che forma strani giochi sulla parete.
Ripenso agli ultimi mesi, a tutto quello che è successo.
Sono guarita a quanto pare, posso mentire. L'ho già fatto? No. E' divertente non averlo ancora fatto, è come se dimostrassi ogni giorno che passa che in fondo non c'e' davvero bisogno di mentire.
Ma non credo sia qualcosa di molto importante.
Il mondo, il Verse è di nuovo in guerra. Su qualche pianeta, in qualche angolo dello spazio la gente sta morendo.
Non nemici.Persone collegate ad altre persone, collegate ad altre persone.
Persone che hanno amici, colleghi, famiglie e cani.
Che scivolano sul ghiaccio e ridono, che si ubriacano e cantano canzoni stupide.
Coco, Viky, Sophia, Saren, Moloko, Jack Rooster, Wright, Andrè.
Io che sono diventata Vice Ceo, Omi che è andata sullo skyplex e ne è tornata salva. Bill Blackbourne che ne è rimasto deluso. Perchè mi spiace?
E' normale pensare di essere diversi, è il sogno di chiunque esserlo, per distinguersi, per essere certi che se sparissimo, qualcuno si ricorderebbe di noi, per lasciare un segno.
Io vorrei essere come tutti invece. Amare ed odiare con la stessa passione. Provare invidia, rancore.
E' frustrante considerare ogni persona importante. Apprezzarla per pochi gesti, per un sorriso, una gentilezza.
Non odiare quanto si dovrebbe, è frustrante.
Rendersi conto di quanto si deludano gli altri, le persone che ci amano, perchè non si riesce a essere..normali.
Perchè alla fine è la normalità quella a cui le persone aspirano, che trovano tranquillizzante.
Mi alzo dal letto e raccolgo gli abiti sparsi per la stanza, controllo allo specchio se ho qualche segno addosso, ma tutti quelli che trovo sono ben nascosti.Sorrido alla persona che vedo nello specchio e in fondo mi rendo conto che qualche menzogna la dico anche io. Non ho bisogno di parole per mentire. Mento ogni volta che non gli dico che lo amo, mento ogni volta che lo guardo come se fosse un collega, mento ogni volta che lascio tra lui e me la distanza che ci deve essere tra un vice ceo e un tecnico.Mento ogni volta che non gli sorrido come vorrei fare.
Mento quando guardo le stelle e fingo di non soffrire per quella gente che muore.
E mento quando mi dico che vorrei essere normale.
Non vorrei essere normale.
Vorrei che lo fossero gli altri.
domenica 8 settembre 2013
Eravamo stanchi, così stanchi che avremmo potuto dormire in piedi come cavalli.
Ma anche il dormire era qualcosa di precluso, con quell'odore nauseabondo che ormai impregnava i vestiti, i capelli, qualsiasi cosa.
Ho una immagine chiara, io che sono seduta in una delle tende, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la faccia tra le mani.
Poi sento un tocco sulla spalla, deciso.
"tocca a te"
I miei passi sono così pesanti, come il cuore, non sento più nemmeno il dolore, quel terribile dolore delle prime volte. Non sento più nulla. Razionalizzo e so di cosa si tratta, e so che prima o poi il dolore tornerà, anche se non so in che forma.
Alya , Jack se ne sono andati. Hinae si è impiccata. Deve aver trovato l'unico cazzo di albero della valle e si è impiccata.
Samuel sono giorni che non lo vedo.
Rimaniamo in dieci e di questi dieci, tre non fanno che rantolare in un angolo.
Sette, abili al lavoro.
E il mio turno è sempre più spesso, sempre più frequente.
Non c'e' gloria in questo posto, c'e' solo odore di sangue, di feci, di carne spappolata o bruciata e noi ci sguazziamo in mezzo, ci mangiamo in mezzo, ci dormiamo in mezzo.Persino la polvere ha l'odore del sangue.
Camminargli in mezzo è come camminare in un girone dell'inferno, con quelle mani che si protendono per tentare di afferrarti, le voci roche per le urla e le preghiere incessanti.Voci Che mormorano altre preghiere, le snocciolano come i cristiani fanno con il rosario.
"uccidimi"
"ferma il dolore"
"non voglio che mi vedano così"
"salvami"
Preghiere che cerco di non ascoltare per ridurre la cosa ad una dimensione non umana, meno dolorosa. Asettica.
E mi rendo conto che perdo la mia umanità pezzo per pezzo e rotola via da me, scacciata da qualcosa d'altro, lasciandosi dietro qualcosa che non sono io.
Poi mi sveglio di botto, emergo da quel gorgo velocemente, ansimando con quel cucciolo che guaisce in fondo al letto.
Quando riesco a stendermi di nuovo, penso a Bernardo. Cerco di infilarmi solo quel pensiero nella mente, come un chiodo nella carne.
"Se m'andrà bene t'amerò per sempre,
se m'andrà meglio morirò per te,
se m'andrà male sarai solo voce,
se sarà peggio un'abitudine."
sabato 10 agosto 2013
Posso fare molte cose di me.
Posso imparare a mentire e lo farò.
Non perchè voglia mentire, ma per essere in grado di proteggere quelli che amo.
La sincerità è come una magnifica tigre, a cui nessuno si vuole avvicinare.
Ha artigli e mascelle robuste e può straziare la carne e l'anima.
Io non sono una tigre perchè non so mentire, io non so mentire perchè sono una tigre.
Non è il non sapere mentire che fa di me quello che sono, ma l'esatto contrario
Quello che sono mi porta a non mentire.
E non è imparando a mentire che cambierò quello che sono.
Sono stata sincera. Come sempre.
"Dimmi che non ti piace"
Shit..non posso farlo e lo sai. Non potrò mai dirtelo.
lunedì 5 agosto 2013
I promise to be true to you in good times and in bad
Pubblicato da Lelaine alle lunedì, agosto 05, 2013. I promise to be true to you in good times and in bad, in sickness and in health. I will love you and honor you all the days of my life. I, take you, for my lawful husband, to have and to hold, from this day forward, for better, for worse, for richer, for poorer, in sickness and in health, until death do us part.
Non ho idea se sia notte o giorno, nella mia cabina, ho perso il conto del tempo, delle ore passate a osservare una giunzione della paratia.
Non so nemmeno dove siamo, cosa sta succedendo sulla nave.
Sono solo queste le parole che mi attraversano la mente, di continuo, incessantemente.
So di aver fatto la cosa giusta, anche se non volevo arrivarci, anche se non volevo che Bernardo avesse ragione al riguardo...anche se non volevo crederci.
Ti sarò fedele nel bene e nel male, in malattia e in salute. Ti amerò e onorerò ogni giorno della mia vita.
E gli sono stata fedele, Dei Celesti.
Non volevo accettare che fosse la cosa giusta da fare, ma l'ho accettato. E l'ho fatta.
Ora non mi rimane più nulla, solo lunghi anni di solitudine, un secondo dopo l'altro in cui ogni parte di me sentirà la sua mancanza.
E alla fine mi odierà, perchè per quanto voglia espiare, per quanto sia profondo il suo rimorso, non sa a cosa l'ho condannato. Lui non sa perdonare, e non mi perdonerà, quando avrà capito verso cosa ci ha spinto.
L'ho onorato, facendolo? Riuscirà ad uscirne integro, come lui auspica?
Bernardo, Bernardo..ingenuo Bernardo, chi uscirà da quel luogo sarà qualcun altro? Mi amerà ancora?
Per il bene e per il male, per la ricchezza e la povertà, per la malattia e la salute.
Io sarà lì per lui finchè lo vorrà.
Perchè cosi sarai una persona che potrò amare.
Perchè queste parole mi hanno accecato?
Non merito di essere amata per quello che sono, ora?
Probabilmente no.
sabato 27 luglio 2013
Ieri ho tentato qualcosa che non era mai stato tentato prima.
Il cervello è un organo delicato, un equilibrio morbido.
Ricostruire anche minime porzioni del cervello, qualcosa fin'ora di intentato.
Io ci sono riuscita.
La vita trova sempre una strada.
Di questo sono certa.
Eppure nella mente parole si nascondono dietro a parole.
Non posso esimermi dal rispondere ad una richiesta di aiuto.
Nel profondo mi chiedo se questi sono segreti.
Li sento come piccoli spilli, che si infilano nelle pieghe della mia mente e che sollecitano una risposta.
giovedì 18 luglio 2013
Nella mia mente risuona ancora il tintinnare delle catene. Ma è un suono piacevole, quasi rilassante.Fa riferimento ad un mondo nel quale si rinuncia al libero arbitrio, al dover decidere per se stessi, a cosa sia giusto e sbagliato. Non si è più artefici ma strumenti.
Osservo le persone che mi circondano e mi rendo conto che sono consumate dal rimorso, come lo sono io. Chi per quello che ha fatto, chi per quello che non ha fatto o pensa avrebbe dovuto fare, e inizio a chiedermi se il rimorso non sia il motore primo e costante che ci spinge in un senso o nell'altro.
Anya che si dibatte, imprigionata dal suo orgoglio."Io avrei potuto fare la differenza".
Bernardo che ha deciso di espiare a suo modo per aver infettato il verse con la droga.. Una forma di orgoglio anche quella.
Probabilmente quei due non si piacciono perchè entrambi sprizzano orgoglio da ogni poro.
"Io faccio la differenza".Questo è quello che pensano.
"Per colpa mia sei in pericolo".
No , non è così che funziona.
Noi siamo solo piccole tessere di un puzzle e le nostre sofferenze e decisioni, cambiano il mondo solo in minima parte.E solo per poche persone.
Eppure non posso dire niente di simile a nessuno dei due. L'orgoglio nel loro caso è la forza primaria.
Posso solo fare loro da spalla.
Lasciare che si sfoghino, chi in un modo , chi nell'altro.
Offrire competenza e amicizia, o amore, a seconda della persona.
E sopratutto lasciarli andare, quando devo.
Dare loro quella scelta che il loro orgoglio non dà.
La scelta di lasciarmi indietro.
domenica 14 luglio 2013
Lo so. Davanti alla morte si dovrebbe fare il punto della propria vita.
Ma non so perchè, non ci riesco. Tutto quello che mi viene in mente ora è che puzzo, inizia a far caldo e che probabilmente presto ucciderò quella cara ragazza di Rain.
Penso anche a Bernardo ovviamente e immagino sarà preoccupato.
Ma è un uomo pratico, con i piedi ben piantati a terra.
Se anche non dovessi tornare, non ne farà una tragedia.
Tutto il contrario di quello che avrei fatto io ovviamente.
E' frustrante rendersi conto delle proprie idionsicrasie, saperle valutare, sapere quali sono le soluzioni, sapere che se fosse qualcun altro ad averle, qualche mio paziente, con aria saggia e tranquilla saprei cosa dirgli e come pungolarlo e spingerlo per indirizzarlo sulla strada giusta.
E invece essere impotenti davanti a propri sentimenti.
Non gli ho detto che lo amo. E ho fatto bene. L'amore è una promessa.
Rimarrò sempre con te.
Ti amerò per sempre.
Ci sarò sempre.
Tutte cose che mi stanno sfuggendo dalle dita man mano che l'ossigeno si consuma.
Promesse che non avrei potuto mantenere.
Promesse che probabilmente lui non avrebbe voluto sentire.
E anche in questo caso mi rendo conto di quanto siano assurde queste mi insicurezze.
Dovrei semplicemente fregarmene.
Ma sono umana, e tendo , geneticamente a incasinarmi , come tutti.
E' la nostra umanità che ci frega, sempre, alla fine.
giovedì 11 luglio 2013
"Ti ucciderò. Ma prima ucciderò ogni cosa che ami"
Una promessa che mi è stata fatta in un passato così lontano da non avere più nemmeno un nome.
Succede spesso che i pazienti si sentano legati al medico che li ha in cura.
E' la prima cosa da cui ti mettono in guardia. Ma in questo caso, l'uomo in questione, non era esattamente un mio paziente. Era uno di quelli con il cartellino nero.E sapeva perfettamente cosa sarebbe successo, sapeva che prima o poi sarei andata da lui.In effetti leggendola fuori dal contesto, potrebbe sembrare una minaccia proporzionata a quello che gli ho fatto.Ma è il contesto quello che conta.
Sviluppare un attaccamento morboso per il tuo carnefice non è esattamente salutare, ma quell'uomo, o forse dovrei dire quel ragazzo, aveva lasciato la sua salute mentale nella Valle.
Mi seguiva sempre con lo sguardo, me lo sentivo addosso, simile alla melassa. Sentivo il suo respiro mischiarsi al mio, il calore febbricitante del suo corpo quando vegliavo nella mia brandina.
Un amore così divorante e distorto da vedere la morte come un atto sessuale.
E' una minaccia che non ho mai preso sul serio. Il suo cuore è morto da molti anni. E spero che la sua anima sia sanata ovunque lui sia ora.
Eppure , stanotte, mentre calmavo il mio di cuore, tra le sue braccia, quella voce mi è risuonata nella testa.
E ho stretto Bernardo, ho seguito ogni linea del suo corpo con le mie labbra, permettendogli di sfinirci una volta dopo l'altra, dolorosamente.
Non lo lascerò morire. E' la mia promessa. E le promesse io le mantengo sempre.
lunedì 8 luglio 2013
L'ho guardato muoversi per la casa, irrequieto, per tutta la notte.
Ha infilato il naso nei suoi abiti, nelle sue scarpe , si è rotolato nel suo letto e alla fine ha appoggiato il muso sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Io in tutto questo sono rimasta seduta su quella poltrona, dalla quale posso rimirare comodamente tutto il mio piccolo regno.
Sequestrato.
Sequestrato.
Sequestrato.
Questa parola mi rimbomba nella mente e assieme a quella le parole di Bernardo, dette nemmeno poco tempo fa.
Sono così arrabbiata.
Sento la rabbia mangiarmi il cuore, tanto che fatico a respirare.
Passo così tutta la notte,dibattendomi come un pesce nella rete, cercando di capire cosa posso fare.
Al mattino, mentre Cane mi si agita attorno, preparo gli scatoloni.
Non ho molta roba e entro qualche ora io e lui siamo fuori da quell'appartamento.
Entro qualche ora Lela De Jong ha preso in affitto un nuovo appartamento e ha incontrato Mr Remington Stillman, professione avvocato.
Nulla tira su il morale come lasciare un testamento dettagliato e una lettera sigillata.
Cane mi ha guardato per tutto il tempo, il muso posato sulle zampe.
Torna da me.
Chissà di chi è questo pensiero se suo o mio.
giovedì 4 luglio 2013
Ci sono granelli di sabbia sulla mia pelle che ieri non c'erano.
E' strano come il semplice atto di camminare sulla spiaggia, riesca ,in forza di chissà quale legge fisica universale, ad attirare la sabbia ovunque.
Sabbia e sale.Freddezza.Preoccupazione.
E poi risate.E poi silenzi che fluivano gli uni negli altri, scanditi solo dal battito del cuore.
Non poteva saperlo. Non potevo saperlo nemmeno io.
E anche se all'inizio non è stato gentile, poi le sue mani sono diventate morbide, calde, le labbra dolci.
Uscire dalla propria pelle come i serpenti, non è qualcosa che si possa fare ogni giorno e con troppa facilità.
E' una cosa da temere, è una vertigine che ribalta l'universo.
Ora sono nuda, non ho più difese.
La domanda è : ne avrò bisogno?
martedì 25 giugno 2013
Camminare nel buio per andare in cucina e incocciare con l'alluce contro lo stipite della porta, non è mai il massimo. Ma cerco di fare piano per non disturbare Bernardo, che ha davvero , davvero, bisogno di dormire. Passo davanti alla camera degli ospiti la porta è aperta e la luce che entra dalla finestra illumina il muso di Cane che è steso sul letto assieme al suo padrone. Mi guarda drizzando le orecchie , con calma.
Gli faccio un cenno poi supero la porta e mi lascio alle spalle la camera e i suoi occupanti.
E' stranamente confortante non essere sola.Avere qualcuno per casa, occuparsi di qualcuno, anche solo per fargli la colazione.
Bernardo dice che lo distraggo dal pensiero dell'alcool , lui distrae me dagli altri pensieri, anche se fa domande troppo dirette, alle quali non posso mentire.
Ma sono così brava ormai. Nascondo le cose così a fondo che alla fine ha pensato che le nostre esperienze fossero simili. Anche se, a pensarci bene, lo sono.
Ed era davvero certo della mia innocenza , così certo da pensare che l'avrei disprezzato per quello che mi ha rivelato dopo.La droga , il giro di droga che aveva messo in piedi.
Non si può disprezzare qualcuno che è come te. Almeno questo non riesco ad esserlo. Non riesco ad essere ipocrita. "Getti la prima pietra chi non ha peccato." Io non posso farlo.Non posso gettare quella pietra.
E mentre torno a letto osservo ancora le stelle, che compaiono tra le nubi. Stelle straniere.
E all'improvviso ricordo una frase di mia madre e mi tocco le labbra.
"Se ti ostini a cercare qualcosa corri il rischio di trovarla. Non sai mai cosa ti manca finché non fa molto male”
Divertente, Davvero divertente.
sabato 15 giugno 2013
"Scendi subito di lì!Ora Lelaine Blackwood De Jont!"
Questa è la voce di mio padre.O dovrei dire il suo ruggito?
E mi arriva limpida e potente al di sopra della confusione che affolla la sala.
"Caro, non farmi fare figure di merda, Lela mi sta aiutando per una cosa del Circolo"
Questa è invece mia madre, la voce così dolce che potrebbe incantare un orso con una spina nella zampa. Nello specifico mio padre.
"Non me ne frega un cazzo, del tuo Circolo..come del tuo circolo? ..."attimo di silenzio " non mi interessa, mia figlia mezza nuda non ci va in giro, sono stato chiaro?"
Se prima c'erano casino, ora c'e' un silenzio assordante. E in tutto questo io sono su una passerella con addosso solo un costume e delle piume. Mezza nuda, in effetti.
"Caro , è per beneficenza...non fare storie.Non davanti a tutti, cazzo"
Morale della favola : nessuno mi ha visto con quel costume.
domenica 9 giugno 2013
Per quanto possa sembrare strano ho ancora degli scatoloni da aprire, nell'appartamento.
Il non volerli aprire, o il non volerli vedere, può significare due cose, o che non ho voluto mai confrontarmi con quello che c'era dentro , o che in qualche piccola parte di me, ero convinta che non sarebbe durato questo mio periodo così lungo su Horyzon.O tutte e due le cose assieme.
Così stasera ne ho aperto uno, e ho trovato un taccuino, anzi taccuino è una parola grossa, per un insieme pinzato di fogli macchiati e sporchi. Un taccuino di quattro anni fa, di quanto su un campo di battaglia cercavo di esorcizzare l'onda scura, buttando parole su delle pagine.
Ci sono davvero poche cose che riesco a comprendere.
Come psichiatra mi rendo conto che la persona che ha scritto quelle parole era profondamente disturbata, sull'orlo di una psicosi.
Come persona mi tolgono il fiato alcune parole che leggo, e quelle che capisco riescono a proiettarmi in un inferno.
"Odiamo con lo stesso violento impeto con cui viviamo ogni istante dell’esistenza concessaci, e non ce ne vergogniamo. Opprimiamo, ossessioniamo, divoriamo tutto e tutti senza voltarci indietro se non per godere di nuovo di quei momenti intinti nel dolceamaro veleno del ricordo.
Coviamo tutti il disperato bisogno di certezze, solo che a pochi è dato raggiungerle: la verità, la comprensione delle cose è al pari della giustizia un dono raro che si concede solo a coloro che sono in grado di reggerne il peso e la portata.
Redimermi non m’interessa. Sono maggiormente soddisfatta così, guardando a ciò che ho compiuto in vita mia, soppesando indistintamente glorie e cadute, perché ciò che sono adesso è l’empio frutto di ciò che sono stata in passato. Mi biasimino pure i deboli di spirito, gli illusi, coloro che confidano nell’amore divino, io non mi pento di nulla."
Mi chiedo chi abbia scritto queste parole.
Mi chiedo sopratutto se, da qualche parte , dentro di me, esista ancora questa persona così amara, disperata, talmente incazzata da odiare tutto e tutti.
Non mi pento di nulla.
E per un secondo vorrei davvero che fosse così. Vorrei davvero essere così.
Ma è un secondo, poi ributto tutto nello scatolone e lo chiudo di nuovo, nascondendolo dentro un armadio.
venerdì 31 maggio 2013
Sono arrivata stanotte allo Skyplex ed è da stamattina che cerco un posto tranquillo dove esercitarmi.
Non che sia semplice in un barattolo nello spazio.
Alla fine ci ho rinunciato e mi sono semplicemente seduta da qualche parte, gli occhi chiusi mentre nella mia mente cerco di mettere insieme quella musica che ogni tanto sento nei miei sogni.
Ma è difficile, così difficile, quando l'unica cosa che mi viene in mente è il viso di quell'uomo, incazzato con me, con il mondo.
Alla fine mi sono ricordata dove avevo già visto un'ascia come quella. Non solo una , a dir la verità.
E' un bene che non me ne sia ricordata davanti a lui?
Non ne ho idea.
Neemar afferma che la colpa non esiste.
E allora perchè sento così irrestibile la voglia di pagare, pagare, e ancora pagare?
E' un impulso autodistruttivo e lo so benissimo, come psichiatra.
Mi sento come una bambola rotta, buttata nella spazzatura.
Nessuno mi può riparare.
Solo solo vuoto, un eco.
L'anima mi è uscita dagli occhi non per librarsi alta
ma per strisciare via
in una ruga della terra.
mercoledì 29 maggio 2013
Sarei già dovuta essere a letto da un'ora ma sono troppo eccitata per dormire, ed è così che li sento parlare mentre scendo le scale simile ad un topolino furtivo.
<Magda devi parlare con la Bambina> potevo quasi percepire la B maiuscola nella voce di mio padre, quell'affetto incondizionato che mi aveva sempre rassicurato e riscaldato.
<Devi dirle di sbagliare qualcosa. Non deve superare il punteggio massimo.> è la prima volta che sento dell'ansia nella voce di mio padre. Lui era sempre stato una roccia, forte , sicuro , senza nessuna paura del mondo. So, o meglio percepisco , che questa sicurezza derivava anche dall'essere un De Jong ma non ho ancora ben chiaro quanto l'esserlo possa spianare la strada.
<Isaiah, ne abbiamo già parlato...dammi almeno un cazzo di spiegazione. Nostra figlia ha davanti a sè un futuro speciale, perchè vuoi tarparle le ali?So che ci sono delle scuole speciali...> ecco questa era mia madre, sboccata quando le girano i cinque minuti e allo stesso tempo assolutamente in grado di sembrare la più grande signora del verse.
< No, Nessuna scuola speciale. Niente! Dille di sbagliare ogni tanto. Lo sappiamo che è brava , lo sa tutta Corona e mezzo Core. Ma non deve essere così brava. Promettimelo!> niente da fare mio padre è una tomba quando non vuole dire qualcosa e in questo caso, quel qualcosa deve davvero spaventarlo.
<Cosa ti ha detto Kengsinton? E' da quando hai parlato con lui che ti sei messo in testa questa idea assurda.>ora la voce di mamma si addolcisce, si fa più morbida e posso sentire il fruscio della seta.Probabilmente gli si sta avvicinando e nel silenzio che segue posso quasi immaginare il suo abbraccio.
<Poco o nulla. Fidati di me Magda, vuoi? Lela deve cercare di sembrare meno sveglia di quello che è. Altrimenti ce la porteranno via.> un tono di voce basso, roco, come se raccontasse chissà cosa.
Un brivido mi è sceso lungo la spina dorsale mentre rimango aggrappata al corrimano di legno , rannicchiata sulla scala. Poi risalgo , corro quasi , in camera mia, per nascondermi sotto la coperta.
Sono sempre stata molto creativa nei miei errori.
venerdì 17 maggio 2013
In una calda notte di Orifoglia
il volo leggero di una falena,
il mio sguardo a seguir invoglia
la danza frenetica in cui si dimena.
Del crepuscolo minuscola creatura
Non di farfalla sgargianti ali
Il suo manto non ha bellezza pura
Esseri così simili ma non uguali.
Piccole ali scure quel che possiede
fremono in un battito regolare
leggera fragilità in loro risiede
ciò che le basta per poter volare
Non è in cerca di variopinti fiori
Splendidi dal profumo inebriante
Ma appassiranno bellezza e colori
Ciò che lei brama è ben più grande
Innanzi a lei splendidamente rovente
Pare di sentirne il desiderio e l’ardore
Per ciò che è terrificante, divino e lucente,
l’impercettibile palpito delle ali e del cuore
Su invisibili barriere si scontra ostinata
La lanterna che racchiude i sensi e l’amore
Cristallo la separa dalla luce sognata
Lo odia e combatte, nel desiderio e il timore
Sfera sfavillante, bagliore rifulgente
fonte di vita, follia e passione
Vorrebbe fosse suo unicamente
ma del calore, godono altre persone
Ebbra, frenetica, smaniosa per lui danza
Nella notte perversa lottando impazzita
Implora che crollino barriere e distanza
Di giungere infine alla felicità ambita.
Perché l’inverno ormai è alle porte
Non ha altro da scegliere, da desiderare
L’assenza di quella fiamma sarebbe Morte
Tanto crudele da non poterla accettare
E sono io del destino la mano
Solo a me spetta la decisione
con un gesto leggero le apro piano
la porta dell’inferno, della passione
Sospesa nell’aria, titubante vacilla
piccola, terrorizzata, affascinata
prima di gettarsi in una scintilla
unendosi nell’essenza desiderata
Fragili ali risplendono all`istante
In un incontro unico e perfetto
una minuscola fenice abbagliante
non più un insignificante insetto
Per un grammo di tempo è gioia e orrore
mentre si fonde nell’essenza di un dio
Unione di anime, seduzione ardore
prima di perdersi nella cenere e l’oblio.
martedì 14 maggio 2013
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