giovedì 11 luglio 2013
"Ti ucciderò. Ma prima ucciderò ogni cosa che ami"
Una promessa che mi è stata fatta in un passato così lontano da non avere più nemmeno un nome.
Succede spesso che i pazienti si sentano legati al medico che li ha in cura.
E' la prima cosa da cui ti mettono in guardia. Ma in questo caso, l'uomo in questione, non era esattamente un mio paziente. Era uno di quelli con il cartellino nero.E sapeva perfettamente cosa sarebbe successo, sapeva che prima o poi sarei andata da lui.In effetti leggendola fuori dal contesto, potrebbe sembrare una minaccia proporzionata a quello che gli ho fatto.Ma è il contesto quello che conta.
Sviluppare un attaccamento morboso per il tuo carnefice non è esattamente salutare, ma quell'uomo, o forse dovrei dire quel ragazzo, aveva lasciato la sua salute mentale nella Valle.
Mi seguiva sempre con lo sguardo, me lo sentivo addosso, simile alla melassa. Sentivo il suo respiro mischiarsi al mio, il calore febbricitante del suo corpo quando vegliavo nella mia brandina.
Un amore così divorante e distorto da vedere la morte come un atto sessuale.
E' una minaccia che non ho mai preso sul serio. Il suo cuore è morto da molti anni. E spero che la sua anima sia sanata ovunque lui sia ora.
Eppure , stanotte, mentre calmavo il mio di cuore, tra le sue braccia, quella voce mi è risuonata nella testa.
E ho stretto Bernardo, ho seguito ogni linea del suo corpo con le mie labbra, permettendogli di sfinirci una volta dopo l'altra, dolorosamente.
Non lo lascerò morire. E' la mia promessa. E le promesse io le mantengo sempre.
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