domenica 9 giugno 2013
Per quanto possa sembrare strano ho ancora degli scatoloni da aprire, nell'appartamento.
Il non volerli aprire, o il non volerli vedere, può significare due cose, o che non ho voluto mai confrontarmi con quello che c'era dentro , o che in qualche piccola parte di me, ero convinta che non sarebbe durato questo mio periodo così lungo su Horyzon.O tutte e due le cose assieme.
Così stasera ne ho aperto uno, e ho trovato un taccuino, anzi taccuino è una parola grossa, per un insieme pinzato di fogli macchiati e sporchi. Un taccuino di quattro anni fa, di quanto su un campo di battaglia cercavo di esorcizzare l'onda scura, buttando parole su delle pagine.
Ci sono davvero poche cose che riesco a comprendere.
Come psichiatra mi rendo conto che la persona che ha scritto quelle parole era profondamente disturbata, sull'orlo di una psicosi.
Come persona mi tolgono il fiato alcune parole che leggo, e quelle che capisco riescono a proiettarmi in un inferno.
"Odiamo con lo stesso violento impeto con cui viviamo ogni istante dell’esistenza concessaci, e non ce ne vergogniamo. Opprimiamo, ossessioniamo, divoriamo tutto e tutti senza voltarci indietro se non per godere di nuovo di quei momenti intinti nel dolceamaro veleno del ricordo.
Coviamo tutti il disperato bisogno di certezze, solo che a pochi è dato raggiungerle: la verità, la comprensione delle cose è al pari della giustizia un dono raro che si concede solo a coloro che sono in grado di reggerne il peso e la portata.
Redimermi non m’interessa. Sono maggiormente soddisfatta così, guardando a ciò che ho compiuto in vita mia, soppesando indistintamente glorie e cadute, perché ciò che sono adesso è l’empio frutto di ciò che sono stata in passato. Mi biasimino pure i deboli di spirito, gli illusi, coloro che confidano nell’amore divino, io non mi pento di nulla."
Mi chiedo chi abbia scritto queste parole.
Mi chiedo sopratutto se, da qualche parte , dentro di me, esista ancora questa persona così amara, disperata, talmente incazzata da odiare tutto e tutti.
Non mi pento di nulla.
E per un secondo vorrei davvero che fosse così. Vorrei davvero essere così.
Ma è un secondo, poi ributto tutto nello scatolone e lo chiudo di nuovo, nascondendolo dentro un armadio.
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